Siamo al confine ucraino per fornire prima assistenza alla popolazione in fuga. Giorno per giorno, gli aggiornamenti sulla nostra missione.
23 aprile
Karina ha trent’anni ed è fuggita in fretta, di notte, da Dnipro, la città dell’Ucraina orientale dove vive, perché erano iniziati i bombardamenti. Con sé ha Andrian, un bimbo di cinque anni. “Piange tutti i giorni, mi chiede dov’è il suo papà, perché non è con noi”, racconta. “Ma mio marito è rimasto là a combattere”.
Siamo alla Fiera di Varsavia (Ptak Warsaw Expo), Polonia.
Karina e Andrian sono tra i 5mila profughi che ogni giorno vengono ospitati qui, dove è stato allestito il più grande hub di accoglienza di cittadini ucraini, in Europa. Dall’inizio del conflitto ad oggi, ne sono già passati circa 80mila. Tre padiglioni della fiera sono stati riempiti di brandine, una accanto all’altra.
Grazie alla collaborazione con Fondazione Fiera, 8 nuovi Tir di aiuti umanitari sono arrivati all’Hub polacco e altri 4 partiranno nei prossimi giorni per la Fiera di Poznan, crocevia importante di donne e bambini ucraini di passaggio in Polonia.
In questa nuova spedizione, più di 100 tonnellate di generi di prima necessità, abbiamo dato ampio spazio anche a giocattoli e peluche, che i bambini potranno portare con sé come compagni di viaggio una volta lasciato il centro di accoglienza, e inviato anche moquette e arredi utili per allestire alloggi confortevoli, e più di lungo periodo, all’interno della stessa fiera di Varsavia.
14 aprile
In Ucraina è sempre più emergenza cibo. Si stanno esaurendo le scorte alimentari, il rifornimento è impossibile e il prezzo di quel che rimane sugli scaffali è schizzato alle stelle. Migliaia sono gli sfollati a Cernivci e tra loro molte le persone povere che restano dentro i confini perché non hanno nulla per ricominciare in un altro Paese.
La mensa di Cernivci, che abbiamo allestito con Remar onlus e attrezzato con una cucina mobile da campo, lavora a pieno ritmo per garantire 3 pasti al giorno, ogni giorno, a centinaia di persone sfollate dai bombardamenti, in cerca di un pasto caldo e di un momento di tregua e di conforto.
9 aprile
Ci troviamo in Polonia, alla stazione ferroviaria di Przemyśl, diventata centro di soccorso e prima porta verso la salvezza per migliaia di profughi scappati dall’inferno della guerra. Incessantemente da settimane, donne, bambini e anziani arrivano in treno dalla frontiera ucraina e ripartono verso altre città polacche o destinazioni europee.
Con il nostro presidente Sinigallia, i nostri operatori e con gli amici di Remar onlus, siamo qui ad accoglierle: diamo informazioni di primo orientamento e distribuiamo zuppe e bevande calde. Da sempre per noi il cibo non è solo la risposta a un bisogno, ma soprattutto un gesto di vicinanza e cura, adesso ancora più necessario.
La nostra missione umanitaria continua, seguendo le necessità e adattandosi ai nuovi scenari, per portare il primo aiuto dove è più urgente.
4 aprile
Adesso l’emergenza maggiore sono gli sfollati interni, le persone che non hanno nulla per ricominciare in un altro Paese, le più povere, che preferiscono restare dentro i confini, nelle zone non interessate dalla guerra, in attesa che il conflitto finisca.
Cernivci, una cittadina ucraina di 300 mila abitanti, a circa un’ora di macchina dal confine con la Romania, è diventata così un enorme centro di accoglienza all’aria aperta. Il problema è che mancano generi di prima necessità per tutti.
Per questo, con gli amici dell’ong Remar, ci siamo attivati per contribuire all’allestimento di due tensostrutture da 400 metri quadrati: una offre ospitalità per la notte, l’altra è una mensa con una grande cucina da campo capace di sfamare fino a 1.000 persone ogni giorno.
Progetto Arca provvederà al rifornimento di materie prime per garantire zuppe e pasti caldi alle migliaia di persone che non escono dal Paese e che attendono la fine della guerra per poter rientrare alle loro case. Finché ci sarà bisogno, noi ci saremo.
30 marzo
Destinazione: Fiera di Varsavia, il principale hub polacco di accoglienza e primo soccorso dei profughi ucraini.
È partito questa mattina il convoglio umanitario di 7 tir da Rho-Fiera e uno da Verona organizzato da Fondazione Fiera Milano e Progetto Arca. Trasporta 68 tonnellate di beni di prima necessità tra cui generi alimentari, prodotti per l’infanzia e l’igiene personale, medicinali e coperte, raccolte grazie alla solidarietà di enti, aziende, cittadini.
Il convoglio raggiungerà nella giornata di venerdì Ptak Warsaw Expo, la Fiera di Varsavia, che dallo scoppio del conflitto in Ucraina è stata trasformata nel più grande centro di primo soccorso di tutta la Polonia per i civili, soprattutto donne e bambini, in fuga dalla guerra. Da qui ogni due giorni transitano più di 10.000 profughi diretti verso le principali mete di accoglienza europee: hanno lasciato tutto e hanno bisogno di tutto.
Progetto Arca ha partecipato alla raccolta e provvederà alla distribuzione dei beni grazie ai suoi operatori e volontari presenti sul campo.
25 marzo
Un nuovo convoglio di aiuti umanitari è arrivato a Sirèt, al confine con l’Ucraina.
Ringraziamo di cuore SEA MilanAirports che ha messo a disposizione 3 camion e 1 monovolume per far arrivare aiuti indispensabili alle persone in fuga dalla guerra che stiamo assistendo. Un grazie speciale agli 11 dipendenti SEA che si sono alternati al volante per portare a destinazione 50 tonnellate di beni tra alimenti, vestiario e generi di prima necessità, raccolti a Milano e donati da tantissimi cittadini, aziende e organizzazioni.
La vostra generosità è grande.
22 marzo
Questa è la terza settimana della nostra missione umanitaria. Ogni giorno, a Sirèt, il nostro campo di prima accoglienza si riempie di nuovi arrivi. Persone che hanno bisogno di rassicurazione, di un posto al caldo dove dormire, di un tempo per recuperare le forze prima di rimettersi in viaggio verso parenti e amici che aspettano di poterle abbracciare. Con i nostri operatori e volontari continuiamo ad offrire assistenza e a stare loro vicino con tutti i mezzi che abbiamo.
In questa foto, nonna e nipote si ricongiungono alla frontiera rumeno-ucraina.
Appena la guerra è scoppiata, Maria ha fatto l’impossibile per mettere in salvo nonna Halina e dalla Sardegna raggiungerla al confine. Ora sono a Santa Teresa di Gallura, circondate dall’affetto dei loro cari. L’ultimo messaggio lo abbiamo ricevuto dall’Italia: “Stiamo bene, almeno per noi l’incubo è finito. Grazie per esserci stati vicino”.
Credits photo: Marco Passaro
18 marzo
Partito all’alba un nuovo tir di aiuti umanitari colmo di generi di prima necessità che vanno ad aggiungersi alle 50 tonnellate di beni, trasportati la scorsa settimana fino al confine con l’Ucraina, che stiamo distribuendo al campo di prima accoglienza a Sirèt.
Per ora continuiamo ad assistere donne, bambini e anziani che hanno la fortuna di avere amici e parenti da raggiungere in Europa ma ci aspettiamo che la situazione peggiori con l’arrivo di persone che non hanno nessun aiuto fuori dal Paese.
Nella foto, il volontario Marco abbraccia Olga un attimo prima che salga sul pullman a cui l’abbiamo accompagnata, destinazione: Bulgaria.
Finché ha potuto Olga è rimasta in Ucraina, a Dnipro, a dare una mano per le strade ai suoi connazionali. Quando le bombe hanno cominciato a cadere anche lì, ha fatto quello che ogni madre farebbe: mettere in salvo i propri figli.
Continuiamo nell’aiuto di persone costrette ad abbandonare tutto in cerca di protezione e assistenza: hanno dovuto lasciare indietro padri, mariti, fratelli, amici, non sanno quando potranno tornare, se ritroveranno la loro casa e i loro affetti.
Credits photo: Marco Passaro
15 marzo
Impossibile trattenere la commozione di fronte a questa famiglia che dopo giorni di terrore ha potuto ricongiungersi.
Tutto è partito con un messaggio di Alessandro dall’Italia: “la sorella di mia cognata sta scappando da Kiev con i suoi due figli, al confine non ha nessuno su cui poter contare. Vi prego, aiutatemi”.
Subito ci siamo attivati per farci trovare alla frontiera ad accogliere Yanina, Daria e il piccolo Yehor e dare loro tutto il supporto di cui avevano bisogno fino all’abbraccio con i loro cari che li hanno raggiunti.
Secondo l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, è la crisi umanitaria europea che cresce più rapidamente dalla seconda guerra mondiale.
Quasi 3 milioni di persone sono già scappate dall’Ucraina da quando la Russia ha lanciato l’invasione e sono almeno 2 milioni gli sfollati interni, ovvero le persone rimaste nei confini nazionali ma costrette a lasciare la propria casa.
Dietro questi numeri esorbitanti, destinati a crescere ancora, ci sono tante, piccole storie come questa. Ognuna è da salvaguardare, da mettere in salvo.
12 marzo
È arrivato a Sirèt il camion di aiuti umanitari partito giovedì sera da Milano. 24 bancali stracolmi di beni di primaria necessità, frutto di donazioni di cittadini e aziende, che in queste ore stiamo scaricando vicino al campo di accoglienza dove diamo protezione e riparo a donne, anziani e bambini prima che ripartano per altre destinazioni europee.
10 marzo
In partenza da piazza della Scala a Milano, alla presenza del Sindaco Beppe Sala, il nuovo convoglio di aiuti umanitari organizzato da Progetto Arca con destinazione Sirèt, al confine rumeno ucraino.
Abbiamo caricato 24 bancali di beni di primissima necessità, tra cui alimenti confezionati, in particolare per bambini e neonati, assorbenti, salviette e pannolini, prodotti per l’igiene, coperte e maglie termiche, indumenti pesanti.
Nella giornata di sabato 12 marzo raggiungeremo il campo di Sirèt dove, con i nostri operatori e volontari, stiamo dando primo soccorso e accoglienza alle persone che a migliaia varcano la frontiera in fuga dalla guerra.
Il nostro profondo ringraziamento va ai cittadini e alle aziende che hanno risposto al nostro appello in una corsa di solidarietà senza precedenti, permettendoci di moltiplicare l’aiuto verso chi ha perso tutto.
9 marzo
Si uniscono al nostro staff sul campo Clelia, infermiera di Progetto Arca, e due volontari esperti, Marco e Laura, arrivati nella notte a Sirèt.
La mattina è tutta dedicata a riordinare gli spazi del campo di primo soccorso perché siano il più accoglienti possibile per le donne e i bambini che arriveranno. Il turn over è continuo, la permanenza è di una o due notti al massimo, il tempo di riposare, di consumare il primo pasto caldo dopo giorni in coda sotto la neve e di recuperare le forze per rimettersi in viaggio: ci sono parenti e amici da raggiungere, sparsi in tutta Europa.
Al campo oggi accogliamo 40 famiglie come quella che vedete in questa foto. Nonna e nipotina, finalmente al sicuro.
Credits photo: Claudio Papetti
8 marzo
Per il momento a fuggire sono soprattutto cittadini ucraini che in Europa hanno una rete di aiuto familiare su cui poter contare: c’è chi li aspetta e sanno già dove andare. I nostri operatori sono impegnati nelle operazioni per garantire un viaggio sicuro e facilitare i ricongiungimenti.
Oggi abbiamo accompagnato una famiglia all’aeroporto di Suceava, in Romania. Mamma, nonna e due bimbi piccoli di 2 anni e 2 mesi. Sono diretti a Roma da parenti che potranno ospitarli.
Questa è la storia di Julia, raccolta da Simone, operatore di Progetto Arca
“Le esplosioni del primo giorno di combattimento ci hanno svegliati alle 5. Ho aperto Facebook ed è così che ho scoperto che la guerra era cominciata. Abbiamo caricato la macchina con vestiti, latte, qualche omogeneizzato e tre ore dopo eravamo in viaggio.
Per la prima settimana abbiamo trovato rifugio in una casa di campagna di amici ma giorno dopo giorno gli scontri si andavano inasprendo. Vivevamo nel terrore e non riuscivamo a dormire perché ci sentivamo costantemente minacciati. Alla fine abbiamo deciso di raggiungere l’Europa passando per la Romania perché era la via che ci sembrava più semplice e più vicina.
Mio marito ha corso un forte pericolo accompagnandoci fino alla frontiera con la Romania. Il momento più duro è stato separarci. Lui è tornato indietro, noi abbiamo superato a piedi la frontiera. A Sirèt siamo state accolte da tanto di quel calore umano, di gente pronta ad aiutare, che mai ce lo saremmo aspettate.
In questi giorni ho pensato spesso alla mia vita di prima. Mia madre ed io lavoravamo entrambe in ospedale e nella fuga abbiamo lasciato i nostri pazienti senza mandare loro neppure un messaggio, è una cosa che da professionista e da essere umano non mi riesco a perdonare.
A Roma ci aspettano mia sorella e mio cognato e andremo a stare da loro per un po’. Siamo fortunate e ce lo ripetiamo ma la nostra casa rimane Kiev. Il punto non è ‘se’ torneremo ma ‘quando’ accadrà. Perché è a Kiev che vogliamo tornare”.
7 marzo
Oggi giornata di rifornimenti del magazzino allestito con gli amici di Remar onlus, dove stiamo stoccando alimenti, coperte e vestiti pesanti per farci trovare pronti ai nuovi arrivi.
Molto critica la situazione alla frontiera. “Le persone arrivano stremate, scosse, completamente disorientate. Noi siamo lì ad accoglierle. Con i nostri mezzi, le guidiamo fino ai campi di prima accoglienza, distribuiamo thè caldo, intratteniamo i bambini mentre le madri provano a riposare. Hanno bisogno di recuperare le forze ma spesso non ce la fanno a prendere sonno. Nelle orecchie sentono ancora il suono delle sirene e il rumore delle bombe”. La testimonianza di Nicolas, operatore di Progetto Arca.
5 e 6 marzo
A Siret nuove ondate di arrivi, soprattutto donne, bambini e anziani, che hanno passato le ultime notti a dormire nei bunker sottoterra.
“I miei parenti mi stanno aspettando a Benevento“, ci ha detto una giovane mamma con due bimbi piccoli che racconta di aver atteso 6 ore per superare la frontiera. L’accompagniamo al campo di prima accoglienza dove con i suoi figli potrà rifocillarsi e finalmente riposare al caldo e al sicuro in attesa del prossimo pullman che domani la porterà via di qui.
Intanto, la palestra di Siret si è nuovamente riempita di una moltitudine di studenti universitari indiani arrivati nella notte, provengono tutti da Kharkiv, pesantemente bombardata nei giorni scorsi. Raccontano di aver camminato per chilometri lungo strade ghiacciate, senza acqua né cibo. In poche ore abbiamo dato da mangiare e fatto dormire oltre 700 tra ragazze e ragazzi.
4 marzo
Via dalle bombe e adesso al sicuro. A Milano la prima famiglia ucraina accolta in una struttura di Progetto Arca.
Ad annunciarlo è il sindaco Beppe Sala con un post su Facebook:
“Yuri, Oxana e i loro figli sono fuggiti dall’Ucraina. Hanno attraversato a piedi la frontiera con la Romania e poi hanno preso un pulmino. Sono cinque dei circa mille profughi che stanno già arrivando giornalmente nel nostro Paese.
Da oggi loro sono ospiti nel centro di via Aldini della fondazione Arca, che ringrazio. Milano fa la sua parte”.
Procedono nel frattempo le operazioni di aiuto umanitario. Accanto al campo di Sirèt abbiamo montato le tende e stiamo allestendo altre strutture per collocare e poi distribuire i generi alimentari e di supporto. Lo scenario è in continua evoluzione e in queste ore centinaia di migliaia di persone hanno abbandonato le loro case e stanno premendo sul confine ucraino.
3 marzo
Mentre la palestra di Sirèt si svuota e si riempie di nuovi arrivi, soprattutto studenti universitari indiani che a migliaia fuggono da Kiev, è stato aperto un piccolo campo di prima accoglienza per donne rifugiate ucraine e per i loro bambini. Sono spaventati ed esausti, non dormono e non mangiano un pasto caldo da giorni e hanno fatto code chilometriche in autobus, sotto la neve, per attraversare la frontiera.
Con i nostri operatori abbiamo avviato la distribuzione di acqua, zuppe calde, alimenti energetici. Ma quel che ci preme è soprattutto far sentire la nostra vicinanza a queste persone a cui la guerra ha strappato via tutto.
Noi ci siamo e siamo il primo aiuto.
2 marzo
Dopo 36 ore di viaggio alla guida dei nostri mezzi, raggiungiamo il confine con l’Ucraina. Nevica, le temperature sono sotto zero e i profughi, soprattutto donne e bambini anche molto piccoli, continuano ad arrivare. A piedi, con passeggini, trolley e valigie che racchiudono quel poco della vita precedente che sono riusciti a portare via con sé. Li assistiamo e li accompagniamo fino ai pullman con cui proveranno a ricongiungersi con qualche familiare o amico sparsi in Europa.
Tra i moltissimi profughi, c’è anche un gruppo di oltre 600 studenti universitari indiani, alloggiati temporaneamente in una palestra, in attesa di un ponte aereo per essere rimpatriati.
Nei prossimi giorni è facile prevedere che gli arrivi si intensificheranno.
1 marzo
Oltrepassiamo il confine rumeno diretti a Siret, punto di frontiera a un chilometro dall’Ucraina, attraversato dall’esodo di migliaia di profughi che hanno lasciato e perso tutto sotto i bombardamenti.
Il nostro presidente, Alberto Sinigallia: “L’intento è accogliere subito mamme e bambini che stanno scappando da soli perché gli uomini sono rimasti a combattere”.
Nel frattempo, al magazzino di Progetto Arca, in via Sammartini 106 a Milano, parte la raccolta di beni di prima necessità da inviare sul campo quali omogeneizzati per bambini, latte prima infanzia, pannolini, alimenti a lunga conservazioni e prodotti per l’igiene personale (no medicine).
28 febbraio
Nella tarda mattinata del 28 febbraio partiamo da Milano con un convoglio formato da 5 furgoni di Progetto Arca, tra cui la nostra Cucina mobile, per portare cibo e aiuti umanitari ai cittadini ucraini in fuga dalla guerra.