Un anno esatto. Sono trascorsi 12 mesi dall’inizio della missione umanitaria di Progetto Arca a sostegno della popolazione ucraina.
Il 28 febbraio, a 4 giorni dallo scoppio del conflitto, un nostro primo convoglio carico di beni di prima necessità partiva da Milano con destinazione Siret, al confine tra Romania e Ucraina, per portare il primo aiuto alle migliaia di profughi, soprattutto donne e bambini, in fuga dalle bombe.
Da quel giorno, adeguandoci agli scenari in cambiamento e alle necessità emergenti, ci siamo adoperati senza sosta sul confine rumeno, polacco, in Ucraina e in Italia, per offrire assistenza e protezione a chi in un attimo ha perso gli affetti più cari, la propria casa, il proprio lavoro, tutto.
Nella speranza che non debbano più esserci “anniversari di guerra” da ricordare, ma solo orizzonti di pace, il nostro impegno continua.
Cosa abbiamo fatto e cosa stiamo facendo
Sul fronte rumeno, nel campo di Siret allestito con l’ong Remar SOS, nostro partner internazionale per le emergenze, tra marzo e aprile abbiamo assistito più di 10.000 profughi, offrendo cibo e riparo e facilitando i viaggi per i ricongiungimenti familiari nelle diverse città europee di destinazione.
Non avrei mai pensato di vivere la fame. E invece ho sperimentato cosa significa stare senza cibo e senza acqua, non poter mangiare per 24 ore e non sapere quando mangerò di nuovo.
Mio marito ha corso un forte pericolo accompagnandoci fino al confine con la Romania. Il momento più duro è stato separarci. Lui è tornato indietro, noi abbiamo superato a piedi la frontiera. A Siret siamo state accolti da tanto di quel calore umano, di gente pronta ad aiutare, che mai ce lo saremmo aspettati.
Sento solo le lacrime uscire incontrollate dai miei occhi: abbraccio i miei bimbi e ringrazio di averli ancora.
Nello stesso periodo, grazie alla collaborazione con Fondazione Fiera Milano e all’immensa generosità di cittadini, aziende e fondazioni che hanno risposto al nostro appello, 25 tir con 200 tonnellate di beni di prima necessità sono stati inviati al confine ucraino e alle Fiere polacche di Varsavia e Poznan, convertite in hub di orientamento e prima accoglienza di migliaia di profughi in transito.
In Ucraina, nella piazza centrale della città di Cernivci, ribattezzata “la città degli sfollati”, con i volontari di Remar e il supporto di Fondazione Fiera, abbiamo allestito una mensa sociale da 2.000 pasti al giorno per offrire sostegno di emergenza alle famiglie vulnerabili e agli sfollati costretti ad abbandonare le proprie case e intrappolati dentro i confini.
Il progetto di cooperazione con Fondazione L’Albero della Vita e Remar, finanziato dall’AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), ha permesso di dare continuità e di potenziare gli aiuti con altri sei mesi di assistenza salvavita: da agosto a febbraio 2023, sono stati distribuiti 155.550 pasti caldi e consegnati 14.300 pacchi alimentari oltre a beni indispensabili di protezione contro il freddo.
Abbiamo inoltre fornito supporto alla mensa di Mostyska, nella regione di Leopoli, ai rifugi per gli sfollati interni nel comune di Cernivci, e alla mensa di Oradea in Romania.
In Italia Progetto Arca si è subito messa a disposizione delle istituzioni milanesi per garantire primo orientamento ai profughi in arrivo in città attraverso l’Hub del sottopasso di via Mortirolo e l’Hub 126 che ne ha ereditato le funzioni.
In accordo con Prefettura e amministrazioni comunali, a Milano, Opera e Corsico 5 strutture sono state riqualificate e adibite all’accoglienza straordinaria. Grazie all’inserimento di operatori di lingua ucraina all’interno dei nostri staff, le persone accolte sono state aiutate a regolarizzare la propria posizione giuridica e ad accedere all’assistenza sanitaria; abbiamo attivato percorsi di sostegno psicologico e strumenti per favorire l’integrazione sociale come l’inserimento scolastico dei minori e corsi per l’apprendimento della lingua italiana. A chi ha scelto di restare nel nostro Paese, è stato offerto supporto nella ricerca di un’occupazione e di soluzioni abitative autonome.
Il lavoro in rete all’Hub Mortirolo e all’Hub 126 ha permesso di orientare 7.673 persone.
In tutto, da aprile a febbraio 2023, abbiamo accolto 551 persone, di cui 175 minori.
Oggi Mariupol non esiste più. È un dolore con cui devo fare i conti ogni giorno. Ma adesso non è il momento di piangere, devo pensare a come ricostruire la mia vita.
La prima cosa che ci chiedono i bambini e le bambine che arrivano al Centro, è di avere fogli e pennarelli. Disegnare è una delle attività a cui si dedicano più volentieri. È come se avessero bisogno di fissare sul foglio quello che hanno visto, sentito, e di fermarlo lì.