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Dall’assistenza in strada all’accoglienza in appartamento di persone senza dimora fino al supporto alimentare a famiglie indigenti. Si amplia a Roma la nostra filiera di servizi dedicati ai cittadini più vulnerabili. Ne parliamo con Michela Ottavi, referente di Progetto Arca, alla Casa del Volontariato nel Municipio I della Capitale. Oggi è la sede anche di un nostro Market solidale.

Come è stato accolto in quartiere questo servizio?

Con curiosità e calore. Diversi residenti sono già venuti a conoscerci e alcuni si sono offerti di dare una mano come volontari o hanno donato generi di prima necessità per le persone che sosteniamo.

Chi sono i “clienti” del Market?

Famiglie con minori, single e anziani soli senza reti familiari e amicali di supporto. Alcuni li conosciamo dal periodo della pandemia, quando facevamo la consegna di pacchi viveri a domicilio. Il carovita ha esacerbato le difficoltà e in tanti non sono riusciti a risollevarsi. Sempre più spesso si rivolgono a noi donne e giovani che non trovano lavoro o hanno impieghi precari e sottopagati, sono loro i più colpiti dal cosiddetto “lavoro povero”.

Come si riflette tutto questo sulle abitudini alimentari?

Le persone che aiutiamo mangiano poco e male. Diete ripetitive, sbilanciate su grassi e zuccheri. Il problema non è semplicemente la mancanza di cibo ma l’impossibilità di procurarsi alimenti sani e nutrienti. Le ripercussioni più evidenti le vediamo sui minori: ritardi nella crescita, eccessiva magrezza o sovrappeso…

Oltre alla spesa quali sono i bisogni più urgenti?

La paura di perdere la casa è il pensiero più assillante. C’è poi una stringente richiesta di aiuto per la ricerca di un lavoro dignitoso. Capita anche che al nostro sportello di ascolto ci chiedano supporto per l’iscrizione al medico di base, per compilare la domanda per un sussidio o per reperire altri beni indispensabili come vestiario e materiali per la scuola dei figli.

Tante esigenze, come fate ad affrontarle?

Lavorando in sinergia con le istituzioni e il Forum del Terzo Settore. Ad esempio, insieme ai servizi sociali, abbiamo aiutato una famiglia ad integrare la documentazione necessaria ad ottenere la casa popolare che attendeva da anni. L’aiuto materiale è fondamentale ma non basta. Occorre partire dal cibo per attivare una rete di servizi intorno alla persona.

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