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“Dopo aver lavorato vent’anni alle Poste, all’età di quarant’anni mi sono licenziata perché volevo aprire un negozio di abbigliamento a Piacenza. Non sono andate bene determinate cose e ho dovuto arrangiarmi tra settemila lavori, dalla dog sitter all’operaia, per tanti anni. Sono poi incappata in una brutta relazione, dove ho subìto senza trovare il modo di venirne fuori: non sapevo come fare. Vivevamo insieme, ma stavamo molto male. Alla fine ho scoperto di essere più forte di quello che pensavo. Un giorno ho preso uno zainetto e sono uscita di casa per non tornare mai più. Ho lasciato tutto e quindi ho perso tutto ma ho riguadagnato me stessa“.

Oggi è ospite nel nostro Centro di accoglienza di via Agordat a Milano che accoglie anziane signore autosufficienti, donne sole e giovani mamme straniere con bambini.
Ha una stanza tutta sua dove “entrano la luce e i profumi del parco” e dove ha potuto portare i suoi compagni più cari, i suoi libri. “Sarebbero centinaia perché nei momenti più bui ne leggevo anche quattro o cinque alla settimana, ma ho dovuto fare una selezione per farceli stare tutti”.
Quando è a casa, spesso fa la zia dei piccoli ospiti del Centro, mentre le loro mamme frequentano i corsi di italiano.

L’altra svolta nella sua vita è stata il lavoro. “Mi sono messa a disposizione per collaborare in magazzino (il magazzino di Progetto Arca ndr) dove mi occupo di confezionare i pacchi che vanno alle persone che ne hanno bisogno, principalmente donne e bambini. Dentro ci sono i prodotti per l’igiene personale, che arrivano da donazioni di varie aziende e anche di privati”.
“E’ un lavoro pesante?” chiediamo, ma lei, da dietro gli scaffali dove sta ordinando shampoo e bagnoschiuma, risponde con un sorriso dei suoi: “Da quando mi sveglio sapendo che ho un posto che mi aspetta e dove posso rendermi utile mi sento rinata. Stare in magazzino può sembrare un lavoro poco gratificante, non se pensi a quelli a cui vanno queste scatole. E poi intorno a me ci sono persone meravigliose, Anna prima di tutti”.

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