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Da tutta una vita Marisa abita nel quartiere di Quarto Oggiaro, a due passi dal Centro di accoglienza di via Mambretti. Quarant’anni fa era la scuola elementare dei suoi figli. Poi è diventato la sede dell’Archivio Civico del Comune fino a scivolare nell’abbandono. “A passarci davanti mi si spezzava il cuore”, racconta Marisa, felice che oggi l’edificio abbia recuperato la vocazione originaria di accogliere persone, tornando a una destinazione utile per la città.

Quello dell’accoglienza è un tema che le sta molto a cuore. “Per alcuni anni ho abitato in Svizzera, nel Canton Zurigo. So bene cosa significa migrare e perdere tutto. La mia fortuna è stata di conoscere il tedesco, mi hanno accettata, però c’era anche chi veniva trattato come meno di niente.”
Forse anche per questo il suo sguardo è pieno di simpatia quando sul tram incontra i senza dimora diretti alla mensa di via Mambretti o i migranti che si fermano a chiacchierare nel cortile del Centro. “Gli ospiti del mio albergo“, come li chiama lei.

Nei mesi scorsi, Marisa ha messo da parte tanti cappellini di lana per l’inverno. “In vista delle raccolte solidali cittadine, io mi preparo per tempo”.
E a chi le fa notare che un piccolo aiuto è solo una goccia nel mare, risponde con la battuta pronta: “Il mare è fatto di tante gocce. Insieme si fa la differenza”.

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