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Ventimila euro è il prezzo pagato da Mariam per riavere i suoi tre bambini e dalla Georgia, il suo Paese, farli arrivare in Italia. A pretendere questo folle scambio è il marito, da cui Mariam è scappata dopo innumerevoli violenze e abusi che hanno lasciato cicatrici sul corpo e scavato ferite nella memoria.

Bella di una bellezza antica, viso acqua e sapone, sguardo penetrante intriso di dolcezza, Mariam non fa mistero della sua storia. In questi anni l’ha affidata a persone che l’hanno saputa ascoltare. I nostri assistenti sociali, che hanno seguito Mariam nel periodo in cui è stata accolta in una delle strutture di Progetto Arca per famiglie in emergenza abitativa. La Commissione territoriale che le ha riconosciuto l’asilo politico. Fatima, educatrice di Progetto Arca, con cui si è creato un rapporto di amicizia e che Mariam, anche adesso che abita in un appartamento per l’autonomia, va a trovare spesso dopo aver accompagnato i figli a scuola.

Nei cinque lunghissimi anni in cui è stata lontana da loro, non ha mai perso di vista l’obiettivo. Parte dei soldi che guadagnava lavorando come badante la mandava all’ex marito, “era l’accordo per vedere i bambini una volta a settimana su WhatsApp”. Parte l’accantonava per ottenere dalla banca l’approvazione del prestito per averli di nuovo con sé.
I suoi occhi e i nostri si fanno lucidi quando ci mostra le immagini di un video sul telefonino che la ritraggono stringersi forte ai suoi figli all’aeroporto di Roma Fiumicino, nel giorno in cui hanno potuto riabbracciarsi.

Le cicatrici di Mariam sono visibili e probabilmente rimarranno, ma da quelle cicatrici oggi entra la luce. Le chiediamo che desideri e progetti ha per il suo futuro e la risposta è così concreta che sembra che quel futuro lo veda già:

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