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Cammina su e giù per la stanza, gesticolando concitato, mentre la sua voce arriva a tratti, rotta dall’emozione. Così ci immaginiamo Giuliano dall’altro capo del telefono, quando lo chiamiamo per farci raccontare il suo ultimo straordinario mese di vita: “Hai almeno tutta la giornata per ascoltare questa storia che ha dell’incredibile?”.
Milanese, 66 anni, Giuliano è un fiume di parole mentre si dondola sulla sedia nuova, “che io chiamo trono, perché è quello che mi sento ora: un re”. La sedia, come la TV, il microonde e il pigiama che indossa sono regali di persone fino a pochi giorni prima sconosciute, che lo hanno travolto di attenzioni inaspettate e meravigliose.

La storia di Giuliano ha in effetti dei tratti di magia. Tutto inizia sui monti della Valtellina dove si era trasferito con la moglie e i tre figli. 21 anni insieme, poi il tracollo: l’investimento nella gioielleria subisce un inatteso contraccolpo, altri lavori non ce ne sono, il matrimonio non regge sotto il peso delle difficoltà.

Un giorno, il cartello che ha appeso per i vigili sul vetro del bagagliaio “Vivo qui, per favore non multatemi” desta l’attenzione di una ragazza, che posta la foto sui social.

C’è chi lo ospita a casa per qualche notte, chi vorrebbe pagargli l’assicurazione della macchina, chi addirittura crea per lui un fondo dove far confluire donazioni e risparmi. La rete cresce, una giornalista ne parla tra le colonne del Corriere della Sera, il consigliere comunale Alessandro Giungi si interessa al caso e fa entrare Giuliano in contatto con Progetto Arca che si attiva subito per trovargli una casa dove tornare a vivere con dignità.

È stato uno tsunami di amore che troverebbe impreparato chiunque… Io non ho chiesto nulla e guarda quanta gente di cuore si è dedicata a me”, Giuliano ripete queste parole cercando una spiegazione al momento che sta vivendo.

Chiacchierando sul prossimo futuro, sulla voglia di impegnarsi in un’attività “per moltiplicare il bene che mi è stato donato così, incondizionatamente”, Giuliano a un certo punto si illumina: “Ho capito che il mio lavoro è la solidarietà. E mi piacerebbe farla insieme a voi di Progetto Arca”. E poi si dedica a rispondere alle decine di messaggi che nel frattempo gli sono arrivati, delle mille persone che gli hanno regalato la sua nuova vita.

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