Da quando Giampaolo ha indossato per la prima volta la pettorina dei volontari di Progetto Arca, 3 anni fa, il suo impegno è stato un continuo crescendo.
Ce lo racconta in questa intervista, al termine di un turno alla mensa sociale di Cascina Vita Nova.
Di cosa ti occupi in Progetto Arca?
In questi anni mi sono sperimentato in diversi ruoli. Prima nella mensa di una struttura di accoglienza, poi con la Cucina mobile e l’Unità di strada, esperienza che, umanamente, continua a darmi tantissimo. Da quando sono andato in pensione, dedico 3 mattine alla settimana nella mensa di Cascina Vita Nova.
Nello specifico cosa fai qui?
Accolgo gli ospiti, apparecchio i tavoli, do una mano a servire e a riordinare perché sia tutto pulito e in ordine per la volta successiva. Ma soprattutto, ascolto. È la parte più gratificante di questo servizio ed è quello che cercano le persone che vengono qui.
Quindi, non si tratta solo di servire un pranzo…
Esattamente. A Milano non si muore di fame, ma di solitudine sì. Il cibo, al di là dell’aspetto nutrizionale, è uno straordinario “collante” sociale. Questa poi è una mensa atipica: la cucina è casalinga, l’ambiente è curato e tranquillo, non siamo mai più di 40. Sono tutti aspetti che favoriscono l’incontro e la condivisione di un tempo insieme di qualità.
C’è un sentimento che porti con te dopo un turno in mensa?
Serenità, perché aiutare gli altri alleggerisce il cuore anche quando entri in contatto con situazioni molto difficili. Ad esempio, è toccante veder entrare famiglie che potrebbero essere la tua e per una difficoltà improvvisa non riescono più a farcela da sole, oppure giovani che a 25 anni, l’età di mio figlio, non intravedono un futuro davanti a sé. Aiutare, stare con loro, mi fa sentire bene.
E ti ricordi un’esperienza che ti ha dato particolare soddisfazione?
Per il mio 60esimo compleanno ho organizzato una raccolta fondi per la zuppa della Bontà e ben 96 persone, tra parenti e amici, hanno fatto una donazione. Sai perché? Li ho invitati a sostenermi mandando delle foto che mi ritraevano all’opera, in Unità di strada. Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo essere noi i primi a dare l’esempio.