Una vita da romanzo, quella di Salvatore che a 64 anni si sente ancora un giovanotto. E non è tanto per dire. All’ultima Stramilano ha corso la dieci chilometri con due dei suoi quattro figli per festeggiare il compleanno.
Da più di un anno Salvatore vive in uno degli appartamenti in condivisione, gestiti da Progetto Arca, per la riabilitazione di persone con problemi di dipendenza cronici.
“Ne ho combinate di tutti i colori nella mia vita”, ammette senza imbarazzo.
A 14 anni, quando scappa di casa, la sua San Severo gli va già troppo stretta. Siamo negli anni Settanta e Salvatore è un ragazzino irrequieto che parla a stento l’italiano. A Milano, dove si rifugia, non trova la città accogliente e aperta che si aspetta, ma l’orgoglio lo trattiene. E a Milano Salvatore cresce e brucia le tappe. Si sposa, appena maggiorenne ha il primo figlio, poi un secondo e un terzo. Tutto troppo veloce.
La vita familiare lo soffoca, Salvatore cerca nuove compagnie e si imbatte nella droga. “Era la mia medicina, mi faceva stare tranquillo.” Ma è un attimo che quella se lo porta via e la sua vita precipita in caduta libera.
Salvatore abbandona il lavoro da corniciaio e comincia a rubare nei grandi magazzini. Prima da solo, poi in coppia con quella che chiama ancora “la donna della mia vita”.
Mettono al mondo un figlio, che verrà tolto loro dai servizi sociali. E’ questa separazione a convincerli e a fargli trovare la forza di entrare in comunità, anche se il percorso di recupero li obbliga a stare lontani l’uno dall’altra.
Ci vogliono anni di ripetuti tentativi e fallimenti, ma il ricongiungimento familiare alla fine arriva. “Eravamo di nuovo noi tre nella nostra casa la sera in cui Daniela è morta all’improvviso”.
Se quello è il baratro, Salvatore ci finisce dentro. Si chiude al mondo, riprende a drogarsi, perde i contatti con il figlio e di nuovo varca la soglia della comunità. Ma l’esperimento questa volta non funziona e viene accolto nei nostri appartamenti. Il cammino è lungo, un poco alla volta il buio si dirada.
Oggi Salvatore sogna le cose di una vita normale, quelle che da ragazzo avrebbe rifuggito. Una casa, un lavoro stabile.
Da alcune settimane indossa la pettorina di Progetto Arca e collabora al fianco degli operatori nel Centro di via San Marco a Milano che offre un rifugio e un luogo da cui ripartire a un gruppo di persone senza dimora, che fino a questo inverno dormivano all’aeroporto di Linate.
Non ho vissuto la strada come loro, ma conosco bene la sofferenza e mi viene facile capirli come loro capiscono me.