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A marzo 2020, con lo scoppio della pandemia, chiudono tutti i locali, gli spettacoli vengono cancellati e Lyousi, senza un lavoro, non ha più la possibilità di sostenere l’affitto. Comincia così il suo peregrinare da una casa all’altra di amici che le offrono ospitalità, ma con l’andare del tempo gli aiuti si diradano. L’ultimo rifugio è una cantina senza riscaldamento e servizi igienici, dove resiste per sette mesi insieme a Lucrezia, la sua amatissima bassottina.
Quando anche questo riparo di fortuna viene meno e finire in strada non è più una possibilità ma una minaccia sempre più concreta, Lyousi chiede aiuto agli operatori del Centro Sammartini di Milano che subito la mettono in contatto con Progetto Arca.

Lyousi a Cascina Vita Nova

La stabilità ritrovata l’aiuta a cercare lavoro; all’alba dei 60 anni, Lyousi si reinventa di nuovo, questa volta come addetta alla vendita per una nota catena di pizzerie italiana.
Quando andiamo a trovarla nella sua casa, che ha personalizzato in ogni angolo, ci tiene a mostrare due grandi fotografie appese alle pareti: una la ritrae in scintillanti abiti di scena in una delle piste da ballo dove si esibiva, l’altra rannicchiata sul pavimento della cantina dove ha vissuto, mentre stringe al petto la sua cagnolina nel gesto intimo e profondamente umano di dare e ricevere calore. Rappresentano il prima e il dopo della sua vita. Allora le chiediamo del futuro.
Lyousi si siede al pianoforte e improvvisa un notturno di Chopin. Poi conclude: “Per alcuni sono una pagliaccia, altri mi vedono solo come una creatura strana. Ma io sono semplicemente una musicista”.

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