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Da quel giorno la vita di Laminou è cambiata per sempre. E’ una mattina di cinque anni fa, quando i soldati di Gheddafi fanno irruzione nella sua casa e lo derubano di tutto. Nigeriano, Laminou allora aveva 22 anni, risiedeva in Libia da cinque, aveva un lavoro che gli rendeva bene, e sognava di rientrare un giorno nel suo Paese. Non sarà così.

Su una barca che porta stipate 80 persone, in due giorni attraversa il Mediterraneo e raggiunge Lampedusa. “Quando sono arrivato, non capivo una parola e non mi fidavo di nessuno. Neppure di quello che mi davano da mangiare…”. Dopo un mese al Centro di primo soccorso e accoglienza di Lampedusa, Laminou viene trasferito a Brescia, poi a Milano, dove approda al Centro SPRAR (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di via Stella, gestito da Progetto Arca.

E’ la svolta. Qui incontra Eliana, Silvio, Daniele e Roberto, “il mio maestro di italiano!”; loro lo prendono sul serio, lo incoraggiano, e Laminou ritrova fiducia e speranza.

Laminou prepara il pranzo
Intanto l’inverno è arrivato e in Progetto Arca è tutta una corsa per dare riparo dal freddo a chi vive in strada. Anche in cucina si lavora a pieno ritmo per preparare pasti caldi e panini da distribuire nei Centri e attraverso le unità di strada.
I cuochi Daniele e Nicola chiedono aiuto a Laminou – “a me faceva piacere dare una mano” – e lui impara così alla svelta che, dopo un periodo di prova di tre mesi, Progetto Arca lo assume.

“Le lasagne sono state il primo piatto italiano che ho imparato a cucinare. Oggi le faccio meglio del capocuoco Daniele”, Laminou ride e ricorda che ogni tanto, per far felici i ragazzi del Centro, porta in tavola i sapori della loro cucina preparando cibi come il banku, un contorno africano molto piccante.

Progetti per il futuro?

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