Quella parete verde l’ha fissata a lungo prima di addormentarsi, gli dava l’idea di essere ancora all’aperto, anche se stavolta un tetto sopra la testa ce l’aveva e poteva chiudere gli occhi con serenità.
La prima sera ha messo un po’ di musica dal cellulare perché al silenzio si deve ancora abituare. E intanto ascoltava ogni piccolo movimento di Jack che andava e veniva dalla camera alla cucina, alla ricerca di un nuovo posto dove accoccolarsi per riposare.
Luigi racconta così la prima notte trascorsa nella sua nuova casa insieme al cagnolino Jack: sono loro i primi inquilini di Cascina Vita Nova, che lo scorso ottobre ha aperto le porte, nel quartiere di Baggio a Milano, per accogliere persone che vivono in strada con i loro animali.
Gli anni passati da Luigi su un marciapiede superano di gran lunga quelli vissuti in una casa: Luigi ha solo 16 anni, la scuola e un lavoretto come lavapiatti quando le forti incomprensioni con i genitori lo costringono ad andare via. Troppo giovane per avere chiaro in testa un progetto di vita, in un attimo finisce a dormire al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano.
“Un giorno Jack entrò nella mia vita. Aveva solo un anno e tanta tristezza negli occhi. Soffrivo vedendo che il suo padrone, che dormiva sotto i portici come me, gli metteva addosso vestiti ridicoli per attirare l’elemosina dei passanti. Dovevo e volevo occuparmene io, così ho dato a quel tizio un euro al giorno, fino alla cifra di 150 che mi aveva chiesto in cambio di Jack.
Non ho mangiato per giorni per saldare il mio debito e salvare quello che è poi diventato il mio compagno di vita.
Per 10 anni Luigi e Jack condividono quel pezzo di marciapiede dormendo insieme dentro una tenda; sopravvivono grazie agli aiuti dei passanti, degli amici senzatetto e dei volontari delle Unità di strada.
Neppure nelle notti più gelide Luigi cerca riparo in un centro di accoglienza, vorrebbe dire separarsi dal suo Jack.
E’ come un figlio per me, e i figli non si abbandonano mai.
“Poi un giorno Mouhib (operatore dell’Unità di strada di Progetto Arca ndr.) si è avvicinato dicendomi ‘abbiamo una casa adatta a voi’. Il giorno dopo ci ha accompagnati a vedere la cascina, se ci ripenso mi viene ancora la pelle d’oca: non avrei mai creduto di poter dare una casa al mio cane, forse un sogno troppo grande.
Alla soglia dei 50 anni penso a quanto la strada mi abbia cresciuto, a come Jack mi abbia insegnato l’amore incondizionato. Adesso spero in un lavoro, qualsiasi cosa, ma già così la nostra vita è cambiata”.