63 anni, e mai una parola di troppo. E’ riservato, Mario, ma quando racconta la sua storia si accende. Nella vita ha fatto un po’ di tutto: cuoco, guardiano di notte, lavapiatti, imbianchino. Si è sposato, ha divorziato, si è innamorato di nuovo, e per seguire l’amore ha rinunciato a un posto fisso e si è trasferito a Milano. Tredici anni fa era ancora una buona piazza…
Per Mario, però, le cose vanno subito per il verso sbagliato. Perde il posto da cameriere in un ristorante, e deve adattarsi a lavori occasionali e senza garanzie. “Un po’ alla volta i risparmi messi da parte cominciarono a finire, e non ce la facevo più a pagare l’affitto”.
Alle difficoltà si aggiungono altre difficoltà. Il figlio, che la compagna ha avuto da un’altra relazione, gli rinfaccia di non portare abbastanza soldi a casa, pretende ed è aggressivo, soprattutto quando si dà all’alcol. “Non potevo più restare lì”. E’ il 2012, è inverno, e Mario esce di casa senza avere un posto dove andare. Da un giorno all’altro, diventa un senzatetto a tutti gli effetti.
La notte era il momento più duro. Avevo paura che mi rubassero le poche cose che portavo con me, che qualcuno potesse aggredirmi nel sonno. Allora camminavo per ore, fino a quando la stanchezza non mi faceva chiudere gli occhi.
“Non hai mai pensato di domandare aiuto alla tua famiglia?” “Sapevano che ero in difficoltà e ogni tanto mi spedivano dei soldi. Solo adesso ho trovato il coraggio di raccontare dove ero finito”.
Per fortuna, le notti di Mario in strada non sono molte. C’è solidarietà tra le persone senza dimora, e un compagno di percorso lo indirizza al Centro Aiuto della Stazione Centrale. Mario ottiene un posto letto in dormitorio e comincia a dare una mano come volontario nelle pulizie, un modo per “ammazzare tutto quel tempo libero a disposizione” e per sentirsi utile agli altri.
“Quando mi trasferirono al Centro di via Mambretti, tutti mi conoscevano e mi volevano bene”, racconta con una punta di orgoglio. In Mambretti resterà due anni, ma la sua vita stava già per cambiare.
La svolta avviene il giorno in cui Progetto Arca gli propone di collaborare alle pulizie del Centro.
Con un lavoro fisso e uno stipendio regolare, Mario può tornare a fare progetti sul suo futuro, come andare a vivere in un appartamento tutto per sé. Le operatrici di Progetto Arca lo aiutano a fare richiesta per una casa popolare. Ci vogliono quasi due anni di attesa, ma il 14 agosto Mario ha le chiavi in mano. A ricordare quel momento, si emoziona ancora:
La prima volta che ho aperto la porta di casa è stato un colpo al cuore.
Questo è il primo inverno che Mario trascorre a casa. Alla compagna ha chiesto di raggiungerlo.
“Cosa vedi nel tuo futuro?” “Solo cose belle”, risponde senza un filo di esitazione.
“La prima è che quest’anno mi sposo”. E al mio sguardo un po’ sorpreso: “Che vuoi, anche a 63 anni non è mai tardi per ricominciare”.