Sono le parole di Maurizio che da due mesi vive con la moglie Laura in uno degli appartamenti gestiti da Progetto Arca in convenzione con il Comune di Milano. Si sono conosciuti da giovani, facendo volontariato in ambulanza, e da più di trent’anni dividono la vita.
L’unica volta in cui ci siamo separati è stata quando siamo andati a vivere in dormitorio.
Maurizio ricorda come se fosse ieri la data di quel primo giorno lontano da sua moglie: 15 ottobre 2015. Cinque anni prima inizia il loro calvario. “Avevamo un’impresa di pulizie e un buon giro di commesse. Poi con la crisi le aziende hanno smesso di pagare, si sono accumulati arretrati su arretrati e alla fine ci siamo trovati sommersi dai debiti”.
La ditta fallisce e dopo poco Maurizio e Laura perdono anche la casa. Per un po’ si adattano a dormire in macchina ma, non potendo pagare più l’assicurazione, perdono anche quella. Con l’inverno alle porte, il dormitorio è l’unica via di scampo. “Non avevo che mio marito e ho dovuto separarmi anche da lui”.
Un anno dopo il terminal dell’aeroporto di Linate diventa la loro nuova casa. “Era un posto pulito, sicuro e finalmente potevamo di nuovo stare insieme. Quando sei in mezzo a una strada, essere in due è una salvezza“.
All’area delle partenze, negli anfratti e nei locali di servizio dello scalo, si rifugiano per la notte altri esodati. Maurizio e Laura stringono amicizia con Pietro, padre separato di cinquant’anni ex imprenditore come loro. “Siamo diventati come fratelli”, continua lei “ci tenevamo su, la notte dormivamo nei sacco a pelo, da un parte Maurizio, dall’altra Pietro e in mezzo io. Eravamo una famiglia, sbandata, ma una famiglia. Fino al giorno in cui ci hanno sgomberati. Abbiamo avuto tanta paura ma Progetto Arca ci ha accolti“.
E’ la primavera del 2017 quando tutti e venti i senzatetto che dormivano a Linate ricevono ospitalità nel piccolo Centro di via San Marco, nel cuore di Milano.
Non è il solito dormitorio ma una micro comunità e uno spazio condiviso da curare insieme e dove provare ad immaginare un futuro lontano dalla strada, sotto la guida di educatori, psicologi e assistenti sociali. Maurizio e Laura hanno una stanza da tre che dividono con Pietro. “Stavamo bene, era accogliente, non una casa ma quasi e poi ci conoscevamo tutti”.
La vita nel Centro è scandita da attività quotidiane basate sulla collaborazione dei suoi ospiti: c’è chi a turno fa le pulizie e chi cucina, chi dà una mano in piccoli lavori di manutenzione e chi fa volontariato nei servizi di Progetto Arca.
Maurizio partecipa con il Banco Alimentare al ritiro del cibo in scadenza dai supermercati per distribuirlo alle famiglie indigenti della città. “Era un piccolo contributo ma mi faceva sentire utile”.
Due anni dopo, Maurizio e Laura hanno di nuovo le valigie pronte, questa volta per ripartire davvero con la loro vita.
“Sono sincero”, confida lui, “quando ho lasciato San Marco, mi sono sentito perso. Mi chiedevo: ce la farò?”. Ma l’incertezza è durata appena il tempo di salire in ascensore fino al quarto piano e di aprire la porta di casa: due locali ampi immersi nella luce e nel silenzio.
“La prima cosa che ho fatto è stata guardare Laura, ho capito subito che qui potevamo stare bene. Avere una casa è tornare alla normalità, è ritrovare la dignità che ti danno cose semplici come sederti a tavola con tua moglie e raccontarti la giornata, tu e lei, senza che nessuno vi ascolti. Se una casa ce l’hai, se non l’hai persa, non puoi capire fino in fondo. Noi siamo stati fortunati”.