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Quando si entra nel Centro medico Post Acute for Homeless, si entra dentro una storia o, per meglio dire, si entra dentro a tante storie. E un po’ per curiosità, un po’ per sentire personale, lavorare qui diventa una scelta.
E’ come trovarsi ai confini di una realtà che la maggior parte delle volte si preferisce pensare che non esista. “A me non può capitare”, e voltiamo lo sguardo. Ma quando tocchi con mano questa realtà, la scelta diventa evitarla o affrontarla e riconoscerla, nel pieno delle proprie competenze professionali e umane. 

Assistere significa esserci, stare accanto e mettere in gioco tutto se stessi anche attraverso un codice emotivo e non solo razionale: perciò non basta sapere e comunicare ciò che è giusto, ciò che bisogna o non bisogna fare. Essere infermieri o operatori socio sanitari significa anche usare i canali dei sensi per entrare nella relazione con l’altro in una dimensione molto personale.

Ma un aspetto da non dimenticare è anche che lavorare in Post Acute è una scelta che ti porta a capire da che parte dell’umanità stare e questo, al giorno d’oggi, non è scontato. Non è facile comunicare al mondo esterno che quotidianamente ciascuno di noi spende le proprie competenze a favore degli ultimi, che spesso sono brutti e malati e portano su di sé i segni di malattie che la società ha dimenticato. Qui li assistiamo affinché possano recuperare una dignità di vita e possano tornare a prendere la loro vita tra le mani. Noi abbiamo scelto di esserci e di crederci fino in fondo.

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