“Questo non lo sceglie mai nessuno, perché dà le spalle alla TV”. Roberto indica uno dei tavoli della mensa del Centro medico Post Acute per Homeless di Progetto Arca, dove vive da 4 mesi. “Io e il mio nuovo amico Saber ci sediamo qui. Io aiuto lui, che ha una gamba sola, portandogli il vassoio; lui aiuta me, ascoltandomi con gli occhi”.
Roberto, sguardo gentile e sorriso sbarazzino, non può usare la voce per esprimersi ma ha molto da raccontare degli ultimi 3 anni di una vita capovolta da polmoniti, ricoveri e un intervento alla laringe per un tumore. Al Centro Medico è arrivato che pesava appena 46 chili.
Eppure, fino alla soglia dei 50 anni, nulla che lasciasse presagire una discesa così brusca. Roberto ha una casa, una fidanzata, un lavoro come autista in una cooperativa di traslochi. Tutto regolare se non fosse per quel bruciore alla gola che lo tormenta da un po’. Alla visita di controllo ci va più per scrupolo e invece i medici lo trattengono: tumore maligno alla laringe, bisogna agire d’urgenza.
L’operazione chirurgica riesce, Roberto è fuori pericolo, ma le conseguenze dell’intervento sono devastanti: senza più laringe né corde vocali, la sua voce è ridotta a un soffio. “Non era più vita quella”. La depressione diventa la nuova compagna di ogni giorno, dove non trovano più spazio né l’amore né la voglia di recarsi al lavoro.
La casa dei genitori diventa il suo rifugio, l’unico posto dove sentirsi ancora protetto e al sicuro. Adora sua madre che ha 80 anni e, a sua volta, è bisognosa di cure. Così, quando il padre viene a mancare, la sorella la accoglie a casa sua e Roberto si trova di nuovo solo. Il totale isolamento dal mondo e l’inattività lo costringono a lasciare il tetto sotto il quale si limitava a sopravvivere e, dopo mesi di vagabondaggio come ospite di qualche amico, si sistema in una macchina parcheggiata in strada.
Ma l’inverno è alle porte, il freddo entra nelle ossa e le coperte non bastano mai. Non passa molto tempo prima che Roberto si ammali di polmonite, la prima di quattro che lo colpiranno a intermittenza in un solo anno.
Depresso nella mente e denutrito nel fisico, entra ed esce dagli ospedali fino al settembre del 2018 quando viene accolto nel Centro medico di Progetto Arca dove infermieri e medici accudiscono lui ed altri 19 senza dimora bisognosi di cure e protezione.
Andare sotto è un attimo, risalire è difficilissimo. È bello sapere che qui c’è qualcuno che mi chiama per nome e che si occupa di me.
Roberto sorride davanti alla macchina fotografica, illuminandosi al pensiero di mandare un sms alla madre con la sua foto. Ora ha trovato il coraggio di ricontattarla, perché è tornato di nuovo a sperare.