Quando andiamo a trovarla, Rosalia è ai fornelli a preparare la cena. Tra non molto il marito e la figlia rincaseranno dal lavoro. E’ la normalità di una sera come tante, ma nella casa di Rosalia, Vittorio e Miriana ha il sapore di una conquista. “Adesso siamo più forti di prima”, dice “mamma Rosy” che più orgogliosa della sua famiglia non potrebbe essere. Il “prima” è sette anni fa, quando tutte le sicurezze della loro vita deragliano all’improvviso.
Dall’oggi al domani Vittorio viene licenziato dall’azienda per cui lavora, insieme ad altri 1.500 dipendenti. E’ l’unico della famiglia a portare a casa uno stipendio e gran parte della liquidazione se n’è già andata per far fronte alle spese di tutti i giorni.
Costretti a vendere la casa di cui non riescono più a pagare il mutuo, Rosalia e Vittorio cercano un appartamento in affitto ma un’altra dura batosta è in agguato. Raggirati da un falso intermediario immobiliare, che li truffa e sparisce nel nulla, perdono anche quei pochi risparmi che hanno messo da parte.
E’ il 22 dicembre quando con la figlia Miriana, che ha 15 anni, si sistemano a dormire in macchina. Doveva essere un riparo di fortuna, diventerà la loro casa per i tre anni a venire.
“Mangiavamo e dormivamo stretti come sardine. Una mattina, ci siamo svegliati che fuori c’era mezzo metro di neve. Ma come si fa a vivere così? Eravamo disperati”.
Miriana, che frequenta il secondo anno di un istituto linguistico, è costretta ad abbandonare la scuola: “Già lavarsi tutti i giorni era un’impresa, figurati studiare. E poi la vergogna e l’imbarazzo con i compagni pesano come macigni a quell’età”.
Rosalia e Vittorio non hanno mai fatto mistero della loro condizione, mai si sono vergognati a chiedere aiuto.
In tanti ci hanno teso una mano, amici ma anche gente del quartiere che si è interessata a noi. Alla fine, è arrivato anche chi ci ha cambiato la vita.
Grazie alla segnalazione di un cittadino, una notte i volontari della Croce Rossa si presentano, bussando al finestrino della loro macchina. “Hanno capito subito che eravamo gente perbene e dopo aver ascoltato la nostra storia, ci hanno messo in contatto con l’Arca”.
Da tre anni, vivono in uno degli appartamenti gestiti dalla Fondazione. “L’accoglienza normalmente ha tempi più brevi, ma Rosalia e Vittorio hanno un’età in cui è più difficile ricollocarsi nel mondo del lavoro e ritrovare la stabilità economica per mantenere una casa in autonomia”, spiega l’educatrice che regolarmente fa visita alla famiglia.
Intanto, alcuni passi avanti sono già stati fatti. Vittorio ha trovato un’occupazione fissa in una cartiera di Bresso: alle 4.30 in punto è in piedi tutte le mattine. Anche Miriana ha un piccolo lavoro come impiegata e tra un anno andrà a convivere con il suo fidanzato. “Ora spetta a me fare la mia parte”, dice Rosalia che sta cercando lavoro come domestica per contribuire anche lei ai bisogni della famiglia.
Quando sfila gli occhiali, due ombre nere sotto gli occhi lasciano trasparire tutta la stanchezza che si porta dietro per la fatica di questi anni.
“Soprattutto quando sono sola, mi torna in mente quello che abbiamo passato. Allora mi sforzo di pensare solo alle cose belle. A quanto sono stata fortunata ad incontrare mio marito. A Miriana, che è arrivata dopo 15 anni di matrimonio quando ormai non ci speravamo più. Loro sono i miei doni. Mi manca una casa che sia davvero nostra, ma mi solleva il pensiero che sotto le stelle non torneremo più”.