“All’inizio avevo qualche paura e tanti preconcetti. Mi sono ricreduto alla prima uscita in strada...”
Fare volontariato con l’Unità di strada è un’esperienza che ti fa aprire gli occhi su un mondo sconosciuto ai più. Ce lo racconta Marco, 51 anni, informatico, papà di due ragazzi. Da più di 8 anni è volontario di Progetto Arca.
Cosa ti ha spinto a fare volontariato con noi?
Nel 2015 gli arrivi massicci di migranti mi hanno scosso e fatto riflettere. Cercando in rete, ho trovato un articolo che parlava dell’impegno di Progetto Arca, così vi ho mandato una mail per candidarmi come volontario. Poco tempo dopo ero già in turno a servire la colazione a quelle persone. Erano soprattutto ragazzi, mi comunicavano una grande energia, la speranza nel futuro… Poi ho fatto servizio anche nelle mense dei Centri di accoglienza di Progetto Arca, ma a un certo punto gli orari non si conciliavano più con il mio lavoro.
Allora hai iniziato il volontariato con l’Unità di strada.
Sì, all’inizio l’avevo escluso, forse perché come molti avevo dei preconcetti e qualche paura: pensavo che le persone senza dimora fossero solo barboni, persone eccentriche o con problemi psichiatrici e che vivere per strada fosse una scelta. Invece, la prima volta in cui sono uscito con l’Unità di strada, ho faticato a distinguere le persone senza casa da noi volontari. Mi ha colpito la molteplicità delle storie, estreme ma anche molto ordinarie. Erano vite che non erano la mia, ma avrebbero potuto esserlo.
Vite che l’inverno mette ancora più a dura prova…
L’inverno è una calamità per chi non ha un tetto. Non puoi lavarti, sei costretto in abiti imbarazzanti… Dopo notti passate all’addiaccio come puoi pensare di andare a cercare un lavoro o di presentarti a un colloquio? Lo stare in mezzo a una strada logora e ti toglie ogni brandello di dignità.
Sulla base della tua esperienza, cosa è importante portare in un’uscita in strada?
Una cosa molto preziosa è la biancheria intima, una maglietta, degli slip puliti, perché è importante come ci si presenta a sé stessi. In inverno poi pasti caldi e sacchi a pelo sono davvero fondamentali per resistere al freddo e non possono mai mancare. E infine c’è il lato umano di noi volontari. Non bisogna mai dimenticare di portare con sé un po’ di umiltà e rispetto: in fondo, ogni sera, siamo noi a entrare a “casa” loro.