“Se 2 anni fa mi avessero proposto di aiutare i bambini delle elementari a fare i compiti, di certo avrei risposto ‘Ma figurati, non saprei da che parte iniziare!’”. Il sorriso di Andrea si fa quasi imbarazzato nel raccontare la sua scoperta: “Poi ho capito che non ha senso dire ‘non sono capace’, perché bisogna provare a fare le cose e poi alla fine il risultato può sorprenderti”.
Andrea, montatore video di 30 anni, ha un appuntamento fisso il mercoledì a cui non manca mai: alle 18.30 arriva a casa di Amany per studiare insieme alla figlia Marfil di 10 anni e al maschietto Kiro di 8, cui si aggiunge spesso per giocare anche il più piccolo, Caras, 3 anni.
Amany, giovane donna egiziana, vive sola con i 3 figli in un appartamento di Progetto Arca in zona Porta Genova, a Milano. Quando la figlia Marfil comincia ad avere qualche difficoltà di apprendimento in seconda elementare, Amany chiede aiuto all’operatrice Ilaria, che individua Andrea nel gruppo di volontari con disponibilità di tempo pomeridiano. Il mercoledì successivo la prima lezione ha inizio.
“In passato avevo dato ripetizioni a ragazzi delle superiori, ma non avevo nessuna esperienza né formazione specifica con i bambini” ammette Andrea che è partito facendo volontariato nel guardaroba di Progetto Arca.
Ho cominciato a sfogliare il libro di Marfil e, pagina dopo pagina, affioravano nella mente i ricordi di quando io frequentavo le elementari. Questa sensazione mi ha dato un buon suggerimento: tornare bambino era la chiave per entrare in sintonia con lei e aiutarla.
Mercoledì dopo mercoledì, passano due anni e oggi Andrea è una figura di riferimento e un amico atteso da tutta la famiglia. Mamma Amany lo osserva con gratitudine mentre lo invita a sedersi a tavola per assaggiare una specialità egiziana; Kiro si diverte a strimpellare con lui la pianola; Caras gli affida una macchinina da aggiustare; Marfil, che ora sa leggere un testo in maniera fluida, arriva in fondo alla frase e alza fiera lo sguardo in attesa di un ‘brava’ che sempre arriva.
E quando è il momento di salutarsi, Andrea sente di avere fatto il pieno di energia: “Guardare le cose con gli occhi di un bambino tira fuori il meglio di me”.