Se c’è un orario di punta, all’Hub di via Sammartini, è quello delle colazioni. Dalle 7.30 alle 9.00, quando gli operatori della notte passano le consegne a quelli del giorno, entrano ed escono decine e decine di migranti, famiglie con bambini, uomini soli, gruppi di ragazzi che chiedono qualcosa di caldo per cominciare l’ennesima giornata in attesa di destinazione.
Ad accoglierli, da qualche mese, c’è una “task force” di volontari, “senza i quali sarebbe impossibile gestire la situazione”, dice Amina, una delle nostre operatrici.
Luigi, che lavora in ATM, è all’Hub tre mattine la settimana. Serve le colazioni in giacca e cravatta, fino alle 8.40. Poi toglie il grembiule, infila il casco e corre in ufficio. “Prima venivo in Hub a servire le cene e l’orario era decisamente più comodo, ma ora mi sento ancora più utile”.
Il mercoledì c’è anche Roberto, 70 anni. Oggi in pensione, era docente di zoologia all’Università dell’Insubria. A Varese organizza i corsi di italiano del Centro diurno gestito da Progetto Arca, ma non rinuncia all’impegno in Hub. “È come stare dentro a un grande fiume che scorre veloce”, spiega. “Le persone prendono un tè, ti ringraziano e vanno, ma qui è più che mai evidente l’importanza di ogni piccolo gesto”.
Andrea ha chiuso la sua attività ed è in attesa della pensione. Legge tre libri la settimana e più legge più ha sete di conoscenza. È in Hub ogni lunedì, mercoledì e venerdì, dalle 7.20 alle 14.30. Serve le colazioni, aiuta in magazzino, allestisce la tavola e distribuisce il pranzo, sempre col sorriso.
“Dopo l’appello lanciato a metà ottobre», dice Alice Giannitrapani, responsabile del volontariato, “alle colazioni abbiamo fino a tre volontari 7 giorni su 7, oltre a quattro volontari ai pranzi e almeno cinque alle cene. L’aiuto generoso dei milanesi ha superato ogni aspettativa”.