Questo viaggio è stata la mia fortuna. La storia di Imorou

Dal Benin all'Italia, passando attraverso il mare. Imorou, 23 anni, ha trovato le cure necessarie per guarire il suo cuore malato e poter riprendere una vita normale. Qui ci racconta la sua storia.

Mi chiamo Imorou Kamarou e vengo da Djougou, una grande città in Benin.
Ho 23 anni e vivo in Italia da un anno e nove mesi. Sono arrivato a Catania la mattina del 28 maggio 2016 e il pomeriggio stesso, insieme ad altri ragazzi, ho preso l'autobus per Milano e un altro autobus ancora per arrivare a Lecco, al Centro di accoglienza di Progetto Arca.
I primi giorni non sono stati facili. Mi sentivo molto stanco e avevo brutti pensieri in testa: pensavo al mio viaggio, ai momenti difficili, avevo molta nostalgia della mia famiglia.

A poco a poco ho preso confidenza con il nuovo mondo che mi circondava: ho iniziato da subito a studiare italiano, a muovere i primi passi nella nuova città. Lecco è molto bella. Mi piacciono il lago e le alte montagne che mi ricordano quelle del mio paese.

Purtroppo, però, continuavo a non stare bene. Fin dagli ultimi tempi in cui vivevo in Benin mi faceva male il petto e avevo difficoltà a respirare anche dopo una semplice camminata.
Nel mio paese non ho mai avuto la possibilità di fare degli esami in ospedale. Anche per questo ho deciso di partire, volevo trovare un lavoro stabile per curarmi senza pesare sulla famiglia. Così sono andato in Libia ma, una volta lì, ho visto con i miei occhi la situazione orrenda che ormai tutti conoscono. Allora ho deciso di ripartire per l'Italia, per salvare la mia vita.
Con gli operatori di Progetto Arca, sono andato in ospedale. La situazione era abbastanza grave: il mio cuore ha una malformazione, ho una valvola pigra che funziona un po' come vuole.
L’ho presa male, la notizia. Mi sono chiuso in stanza, non volevo vedere nessuno né parlare con nessuno, e dentro la mia testa girava un solo pensiero: il mio viaggio, le mie sofferenze, tutti i miei sacrifici erano totalmente inutili.

Fortunatamente, ho scoperto di non essere solo a combattere la malattia. Clelia (coordinatrice del Centro di accoglienza Ferrhotel ndr) e tutti gli operatori mi sono stati vicini da subito.
Ho iniziato le cure che seguo ancora adesso: medicine da prendere alla mattina e alla sera e una lunga serie di esami di controllo. E, intanto, ho portato avanti la scuola.

L'anno scorso ho superato l’esame di lingua italiana per stranieri e sto frequentando il corso per prendere la licenza media. Tra poco farò l'esame pratico per la patente. Perché in Benin ero un autista, e mi piacerebbe farlo anche qui.

Ma la notizia più importante è arrivata poche settimane fa. La Commissione, che ha esaminato la mia richiesta di asilo politico, mi ha riconosciuto la protezione umanitaria, quindi ora posso vivere liberamente e legalmente in Italia.
Adesso penso a finire la scuola, voglio imparare bene la lingua italiana, cercarmi un lavoro e stare bene.
Lo posso dire: questo viaggio è stata la mia fortuna."

 

 

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