Lorenza in Unità di strada: “Non ho mai incontrato solitudine più estrema”

Volontaria in prima linea durante i mesi difficili dell'emergenza Covid-19. In strada ci dicevano: 'Ho fame', 'Non mi lavo da una settimana'. Il racconto di quelle notti che non possiamo, e non dobbiamo, dimenticare.

 

Ci sono incontri che cambiano la vita, capaci di rendere speciale un momento apparentemente solo difficile: è ciò che è successo a Lorenza, 29 anni, SEO di una società di e-commerce, appassionata di animali e di boxe thailandese. “Progetto Arca è arrivata nella mia vita proprio quando ne avevo più bisogno, in un momento in cui sentivo la necessità di darmi da fare per gli altri”.

Lorenza inizia l’attività di volontariato poco prima dello scoppio dell’emergenza Covid-19 e da subito dedica 5 giorni a settimana alla distribuzione dei pasti in mensa e alle uscite serali con le Unità di strada.

Lorenza Unita di strada Covid19

 

L’esperienza la colpisce nel profondo per la sua intensità: “non ho mai incontrato solitudine più estrema”. E infatti, si emoziona ancora mentre racconta di quella sera in cui è tornata a casa fradicia per la pioggia battente dopo aver dato mascherine e gel disinfettante, insieme ad un sacchetto con la colazione per il giorno dopo, ad un ragazzo che era alla sua prima notte in strada.
Come lui, ha incontrato tante persone impaurite e confuse che, a causa dell’emergenza, si sono trovate ancora più disorientate e abbandonate a se stesse, in una città svuotata, con molti dei servizi chiusi, dove non potevano più contare sulla generosità dei passanti e su quei pochi punti di riferimento necessari alla sopravvivenza.

Lorenza si sente dire frasi come “Ho fame” o “Non mi lavo da una settimana”. Bisogni antichi e primari che sono tornati a farsi sentire con prepotenza.

Scopre che essere volontari di Progetto Arca significa rispondere a quelle richieste di aiuto ma anche restituire dignità attraverso l’ascolto e piccoli gesti di rispetto, come rivolgersi alle persone dando del lei e usando signore e signora, o accovacciarsi e parlare guardandoli negli occhi. E così, in questi mesi intensi, insieme alla grande squadra dei 130 meravigliosi volontari di Progetto Arca, ha continuato a portare cibo, presidi igienico sanitari, parole di conforto e di cura: “ogni volta che esco con l’Unità di strada penso che quella sia una giornata spesa bene”.

 

 

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